sabato 2 agosto 2014

Cincinnato

Mentre il Mediterraneo brucia, si dispera, invoca aiuto e guerra insieme, ripenso a Cincinnato, che si ritirò nella sua campagna stanco di guerra.

Lo faccio con una citazione "Pontina", con il mio personaggio fatto di retorica antica e ironia senza tempo, lo faccio a cavallo di un aratro e con un ramoscello di ulivo in bocca.

Polaroid 600
Pellicola bn Impossible

sabato 26 luglio 2014

Novità in arrivo: un workshop dedicato alla mobile photography. Anteprima assoluta a Firenze... stay tuned!

http://www.deaphoto.it/mobile-photography/

Il Workshop avrà l’obbiettivo di fornire una panoramica storica sulla mobile photography, evidenziandone l’importanza metodologica e concettuale nel contesto della fotografia contemporanea.  Si cercherà di fornire le basi tecniche per un utilizzo ottimale della fotocamera dello smartphone e di dare una overview delle principali APP dedicate disponibili, sia per scattare che per elaborare le proprie fotografie. 
I lavori del workshop saranno pubblicati in un Multimedia fotografico a cura degli organizzatori (Deaphoto). 
L'Attestato di frequenza verrà rilasciato a tutti i partecipanti.


sabato 7 giugno 2014

"La Crisi" in mostra a Cisterna

Questa è la vostra prima esposizione come Associazione 100ASA e come collettivo di autori. E’ corretto?

Si, è proprio così. L’associazione 100ASA è nata da poco più di un anno dalla comune volontà di promuovere la cultura fotografica sul territorio. 100ASA nasce con una forte connotazione “sociale”. 
La fotografia, come altre forme di espressione artistica, è comunemente intesa come atto creativo del singolo, come qualche cosa di assolutamente personale. Per noi è stato invece naturale ritrovarci a lavorare in gruppo, come collettivo. Chi scatta la foto e chi la interpreta, chi la pensa e chi la realizza per noi è secondario, perché il processo creativo è condiviso in ogni fase.

E’ così che è nata questa serie di fotografie che oggi esponete a Cisterna?
Nel metodo si, ma la verità è che questa serie, “La Crisi”, ha un’origine clonale, ovvero nasce da una singola fotografia che abbiamo scattato il 26 agosto 2012 proprio a Cisterna. Da quella fotografia è poi originato tutto il lavoro, di cui qui presentiamo soltanto una piccola parte.

Vi ricordate perfino la data?
Si, perché era S. Alessandro, faceva un caldo boia e passando nell’area Ex Nalco vedemmo una splendida poltrona abbandonata vicino ai contenitori per i rifiuti e, lì a fianco, un panettone. Un panettone il 26 agosto! Venti minuti dopo eravamo sul posto, a mettere in scena la nostra performance sotto gli occhi esterrefatti dei clienti di un vicino supermercato. Questo è come intendiamo noi la stage photography.
Quella foto ha poi vinto il primo premio ad un concorso fotografico a Firenze ed è stata pubblicata sulla rivista “Riot Van”.

Quale messaggio volete lanciare con questo lavoro?
Non lanciamo messaggi, ci mancherebbe. Il nostro scopo è semplicemente quello di indurre a fermarsi e riflettere, con ironia, sulla realtà che stiamo vivendo.  Avvalendoci di scenari urbani abbiamo cercato di mettere in risalto i contrasti che l’attuale crisi globale sta generando, usando un linguaggio al limite del grottesco. Ma forse, riguardando le foto esposte, quei limiti li abbiamo superati.

Quanto è importante per voi esporre qui a Cisterna?
E’ molto importante. L’attenzione per il territorio è un aspetto cruciale nel  nostro percorso di ricerca: il set delle nostre foto-performance è sempre, assolutamente reale. L’utilizzo del territorio come palcoscenico ci serve a rafforzare il messaggio sociale. Non esageriamo col rivendicare che con questo lavoro abbiamo riscritto le regole della stage photography.

Ma voi, come singoli autori, da quali esperienze venite?
Tutti e tre abbiamo iniziato a fotografare quando eravamo poco più che ragazzini. La fotografia digitale ancora non esisteva (siamo vecchi, anche se non si vede!) e ci ingegnavamo anche a stampare le nostre fotografie. Proprio per avere il controllo di tutte le fasi di creative, lavoravamo prevalentemente in bianco e nero. In camera oscura abbiamo passato tante, tante ore. Dobbiamo molto all’esperienza e ai consigli di Pietro Rolletti. 
Dal nostro passato nasce il nostro attuale interesse nella riscoperta delle vecchie fotocamere analogiche, delle quali stiamo esplorando le potenzialità narrative, sia nel piccolo che nel medio formato. Stiamo usando molto anche la Polaroid (vedi il lavoro di Alessandro pubblicato di recente sulla rivista spagnola online “Anormalmag”, ndr).

Prossimi progetti?
Stiamo lavorando molto sulla mobile photography, della quale stiamo esplorando le potenzialità narrative e divulgative. La fotografia, con gli smartphone, ha assunto un’anima social, e noi di 100ASA non potevamo ignorarlo. Vi preannunciamo che lanceremo presto dei corsi di mobile photography.

sabato 17 maggio 2014

"Stanno arrivando" su Anormalmag - Serie "Polas" 
La rivista spagnola "Anormalmag" (www.anormalmag.com) ha pubblicato alcuni scatti di un progetto  a cui sto lavorando da qualche mese, volto alla riscoperta della fotografia istantanea in chiave... analogica.
Se i dispositivi mobili, gli smartphone, hanno reso la realizzazione e condivisione istantanea delle immagini fruibile a centinaia di milioni di persone, le Polaroid fecero lo stesso negli anni '70-90 del secolo scorso.
In questo progetto sto approfondendo il tema http://www.anormalmag.com/shuffle/polas-alessandro-comandini/ attraverso la realizzazione di autoritratti (Selfie.... un'altra parola "nuova"), scattati con vecchie macchine ancora funzionanti e pellicole Impossible 600.

Curiosi di saperne di più? Venite a trovarci o scriveteci alla mail: associazione100asa@gmail.com

domenica 11 maggio 2014

http://www.anormalmag.com/shuffle/polas-alessandro-comandini/

La fotografia analogica reloaded: su Anormalmag, rivista Spagnola d'avanguardia e sperimentazione, un estratto del lavoro "They are arriving", realizzato con fotocamera Polaroid One e pellicole Impossible color shade 600. 

domenica 4 maggio 2014

Il digitale e la fotografia "fuori spettro"

Di Alvaro Palma – Associazione 100ASA

Che cos'è tecnicamente una fotografia digitale? è la rappresentazione di ciò che ha inquadrato l'obbiettivo fotografico ed ha raggiunto la superficie del sensore  nello spettro della " luce visibile".
Quello che noi vediamo infatti, non è che una piccola parte dello spettro elettromagnetico della luce, che infatti  si estende ben oltre le nostre capacità visive. L'occhio umano riesce a vedere solo la luce che va dalla lunghezza d'onda del rosso, corrispondente a 750nm, a quella del viola, corrispondente a 400nm. Tutto quello che è al di fuori, resta, per noi, umani,  invisibile. 
Forse non è noto a tutti che, al contrario, non lo è per i moderni sensori fotografici, che godono di uno spettro sensibile più ampio del nostro. Questo ha comportato la necessità di anteporre ai sensori stessi un filtro che potesse fermare quelle frequenze di luce non corrispondenti allo spettro visibile umano. Tutto ciò allo scopo di produrre immagini corrispondenti alla "nostra" realtà visiva.
Se per ragioni creative vogliamo sfruttare la maggiore ampiezza di banda dei sensori, si rende necessario eliminare il filtro “passa alto”. Questa operazione non è delle più agevoli e comporta un rischio concreto di danneggiare la camera.
Eliminando il filtro “passa alto”, la nostra  fotocamera digitale registrerà anche le radiazioni infrarosse e ultraviolette. Se provassimo a fare una foto con la camera così modificata, risulterebbe una foto "quasi" ordinaria, se non per una dominante magenta. Questo perchè la sensibilità dei sensori non è lineare al variare della lunghezza d'onda, ma diminuisce agli estremi. Ciò significa che un sensore possiede la massima capacità di trasformare fotoni in elettroni (valore quantico) quasi sempre nello spettro del verde. Per poter sfruttare in modo completo la sensibilità nell'infrarosso o nell'ultravioletto, dovremo inserire un filtro che faccia passare solo lo spettro di nostro interesse. Un filtro IR-Pass, ad esempio, è un filtro che fa passare soltantola radiazione più lunga di 750nm, mentre un filtro UV-pass fa passare le radiazioni più corte di 400nm.
La mia prima esperienza con la fotografia infrarossa è stata con una Canon 300d, grandiosa reflex digitale, che hoprivato del suo filtro IR-cut, e alla quale ho applicato un filtro IR-pass auto-costruito. Come? Semplicissimo: con due strati di pellicola diapositiva sviluppata, ma non impressionata (pellicola nera) e inserita tra ottica e sensore, all'altezza dell'attacco a baionetta. Con quella configurazione sono riuscito a realizzare buone fotografie, nonostante fossi costretto a mettere a fuoco e inquadrare "al buio". In questo caso, infatti. Il mirino risulta completamente cieco.
Oggi con le moderne camere provviste di live-view o di mirino elettronico, possiamo vedere in tempo reale quella che sarà la fotografia finale. Se qualcuno si volesse cimentare con la modifica di una vecchia reflex o anche di una compatta, in rete può trovare tanto da studiare e aziende specializzate che vendono il necessario per la modifica della camera a prezzi, tutto sommato, contenuti. Si deve tener presente che, molto probabilmente, si perderà la funzionalità dell'autofocus. Questo accade perchè il sistema di autofocus viene tarato considerando lo spessore del filtro, che noi invece avremmo rimosso. Il rimedio a questo inconveniente potrebbe essere la sostituzione del filtro IR-cut con un vetro trasparente fotografico. Questa soluzione, anche se ci fa rinunciare alla possibilità di foto nell'ultravioletto essendo il vetro opaco a tale luce, permette  di proteggere il sensore, che altrimenti, sarebbe direttamente esposto alla polvere e pulirlo è un’operazione delicata.

Con questa mia esperienza spero di aver stuzzicato in voi lettori la curiosità e la voglia di provarci magari dando nuova vita ad una vecchia fotocamera inutilizzata.

Pronti? Via! Dal primo Maggio potete inviarci all'indirizzo associazione100asa@gmail.com i vostri auto-ritratti. Siate creativi, siate coraggiosi. Visitate il nostro sito www.associazione100asa.com per visionare il regolamento completo e il form di adesione. Vi aspettiamo!



V

giovedì 3 aprile 2014

L'intervista

Ecco il link per leggere l'intervista che ISO400, interessante sito di fotografia analogica, ha dedicato a 100ASA
http://www.iso400.it/index.php/intervista-a-100asa/



100ASA: pronti a partire

Come nasce 100ASA?
100ASA è il frutto della passione per la fotografia dei tre soci fondatori, Alessandro Comandini, Stefano London e Alvaro Palma.

Cosa è 100ASA?
100ASA è una associazione No-Profit che nasce con l’intento di promuovere la cultura dell’immagine e creare un punto di aggregazione e dibattito sulla fotografia a Cisterna.
L’associazione si prefigge il compito di svolgere attività didattiche, espositive, editoriali e di dare vita ad iniziative di ricerca, promozione e divulgazione, incentrate sulla fotografia nelle sue diverse declinazioni.

Perché 100ASA?
100ASA è un chiaro riferimento alla fotografia analogica che, paradossalmente, nell’era digitale sta vivendo una seconda giovinezza. L’analogico è oggi sinonimo di sperimentazione e creatività, di rigore e tecnica. 100ASA darà ampio spazio al bianco e nero ma al contempo non disdegnerà quanto di nuovo caratterizza lo scenario contemporaneo, a cominciare dalla mobile photography e gli aspetti “social” della fotografia.

Progetti futuri?
100ASA si impegna a promuovere la fotografia, con particolare attenzione al suo ruolo sociale, di documentazione e rappresentazione dell’oggi, ma anche come strumento di coinvolgimento emotivo e crescita personale.
100ASA ha l’ambizione di diventare un centro didattico e un centro di aggregazione culturale sul territorio, attraverso il coinvolgimento degli appassionati e la collaborazione di Istituzioni ed Enti, pubblici e privati.  

Quando si aprirà quella serranda?
Molto presto. Promesso!