Il digitale e la fotografia "fuori spettro"
Di Alvaro Palma –
Associazione 100ASA
Che cos'è tecnicamente
una fotografia digitale? è la rappresentazione di ciò che ha inquadrato
l'obbiettivo fotografico ed ha raggiunto la superficie del sensore nello
spettro della " luce visibile".
Quello che noi vediamo
infatti, non è che una piccola parte dello spettro elettromagnetico della luce,
che infatti si estende ben oltre le
nostre capacità visive. L'occhio umano riesce a vedere solo la luce che va
dalla lunghezza d'onda del rosso, corrispondente a 750nm, a quella del viola,
corrispondente a 400nm. Tutto quello che è al di fuori, resta, per noi, umani, invisibile.
Forse non è noto a tutti
che, al contrario, non lo è per i moderni sensori fotografici, che godono di
uno spettro sensibile più ampio del nostro. Questo ha comportato la necessità di
anteporre ai sensori stessi un filtro che potesse fermare quelle frequenze di
luce non corrispondenti allo spettro visibile umano. Tutto ciò allo scopo di
produrre immagini corrispondenti alla "nostra" realtà visiva.
Se per ragioni creative
vogliamo sfruttare la maggiore ampiezza di banda dei sensori, si rende
necessario eliminare il filtro “passa
alto”. Questa operazione non è delle più agevoli e comporta un rischio concreto
di danneggiare la camera.
Eliminando il filtro
“passa alto”, la nostra fotocamera digitale
registrerà anche le radiazioni infrarosse e ultraviolette. Se provassimo a fare
una foto con la camera così modificata, risulterebbe una foto "quasi"
ordinaria, se non per una dominante magenta. Questo perchè la sensibilità dei
sensori non è lineare al variare della lunghezza d'onda, ma diminuisce agli
estremi. Ciò significa che un sensore possiede la massima capacità di
trasformare fotoni in elettroni (valore quantico) quasi sempre nello spettro
del verde. Per poter sfruttare in modo completo la sensibilità nell'infrarosso
o nell'ultravioletto, dovremo inserire un filtro che faccia passare solo lo
spettro di nostro interesse. Un filtro IR-Pass, ad esempio, è un filtro che fa
passare soltantola radiazione più lunga di 750nm, mentre un filtro UV-pass fa
passare le radiazioni più corte di 400nm.
La mia prima esperienza
con la fotografia infrarossa è stata con una Canon 300d, grandiosa reflex
digitale, che hoprivato del suo filtro IR-cut, e alla quale ho applicato un
filtro IR-pass auto-costruito. Come? Semplicissimo: con due strati di pellicola
diapositiva sviluppata, ma non impressionata (pellicola nera) e inserita tra
ottica e sensore, all'altezza dell'attacco a baionetta. Con quella
configurazione sono riuscito a realizzare buone fotografie, nonostante fossi costretto
a mettere a fuoco e inquadrare "al buio". In questo caso, infatti. Il
mirino risulta completamente cieco.
Oggi con le moderne
camere provviste di live-view o di mirino elettronico, possiamo vedere in tempo
reale quella che sarà la fotografia finale. Se qualcuno si volesse cimentare
con la modifica di una vecchia reflex o anche di una compatta, in rete può
trovare tanto da studiare e aziende specializzate che vendono il necessario per
la modifica della camera a prezzi, tutto sommato, contenuti. Si deve tener
presente che, molto probabilmente, si perderà la funzionalità dell'autofocus.
Questo accade perchè il sistema di autofocus viene tarato considerando lo
spessore del filtro, che noi invece avremmo rimosso. Il rimedio a questo
inconveniente potrebbe essere la sostituzione del filtro IR-cut con un vetro
trasparente fotografico. Questa soluzione, anche se ci fa rinunciare alla
possibilità di foto nell'ultravioletto essendo il vetro opaco a tale luce,
permette di proteggere il sensore, che
altrimenti, sarebbe direttamente esposto alla polvere e pulirlo è un’operazione
delicata.
Con questa mia esperienza
spero di aver stuzzicato in voi lettori la curiosità e la voglia di provarci magari
dando nuova vita ad una vecchia fotocamera inutilizzata.