Genesi di una fotografia
Una fotografia analogica in bianco e nero ed una diapositiva rielaborata dal tempo si incontrano per dar vita al manifesto della terza edizione del
Cisterna Film Festival!
Ecco il testo integrale dell'intervista rilasciata a Mobilitazioni Artistiche
Mobilitazioni Artistiche: puoi parlarci di questa foto?
Questa foto nasce da un ritrovamento:
la scorsa estate stavo liberando un magazzino ed in una vecchia valigia (lo so,
sembra un film...) ho ritrovato delle scatole di diapositive. Le ho aperte
incuriosito ma purtroppo erano irrimediabilmente rovinate, non più leggibili,
completamente corrose dall'umidità, dagli sbalzi di temperatura e dal tempo. Si
trattava di un set di diapositive di mio padre, probabilmente utilizzate per un
congresso scientifico sul carcinoma della mammella. Guardandole con attenzione
ad una ad una mi sono accorto che alcune di queste diapositive non contenevano
più immagini di malattia e corpi martoriati, dati di sopravvivenza e tecniche
chirurgiche, ma erano diventate altro, si erano trasformate in colori e forme
vibranti. Avevano deciso di cambiare significato e adesso, a trenta anni di
distanza, non raccontavano più il dolore, bensì la bellezza e la vita.
Ma non mi bastava, e così per
completare la rinascita ho sovrapposto quelle diapositive a delle immagini
scattate più di recente, su pellicola in bianco e nero. La foto selezionata per
il manifesto del Cisterna Film Festival è una di quelle immagini rinate.
Mobilitazioni
Artistiche: chi è il soggetto ritratto?
Alessandro: non ha importanza, ora
quella fotografia è un manifesto e mi piace pensare che quella figura, sommersa
di colori, possa vivere di vita propria, come immagine e non come il ritratto
di una persona specifica.
Mobilitazioni
Artistiche: come hai iniziato a fotografare e quali sono i tuoi soggetti
preferiti?
Alessandro: ho iniziato presto, alle
scuole medie, dove frequentai un corso di camera oscura e da allora non ho più
smesso di fotografare e stampare le mie fotografie. Ricordo che prime le
scattai nell'ambulatorio di mio padre, il negativo lo sviluppò Pietro Rolletti,
il mio maestro. Il bianco è nero allora era una scelta quasi obbligata, ma
anche dopo l'avvento del digitale (che pure apprezzo e utilizzo), ho continuato
a vedere e scattare in bianco e nero. Lo ritengo un linguaggio universale e
"fisiologico" e non soltanto una scelta tecnica o stilistica.
Tra i miei generi preferiti c'è
sicuramente il ritratto, ma trovare soggetti da fotografare, soprattutto
all'inizio, non era facile, così iniziai ad esplorare il mondo
dell'auto-ritratto, che non ho più abbandonato. Un tema affascinante, ben altro
rispetto al "selfie", e forse non è noto a tutti che in Italia, a
Senigallia, c'è un museo (il MUSINF) con una sezione dedicata all'autoritratto
fotografico (dove sono conservate due mie fotografie).
Legato al tema dell'auto-ritratto,
sento molto vicino alla mia ricerca personale il tema dell'identità e della
rappresentazione consapevole di sè. Un tema particolarmente importante,
nell'era dei social, a cui sto
lavorando da qualche anno. "Be a Muse", la mostra realizzata con i
ragazzi de "Il Ponte", fa parte di questa progettualità.
Mobilitazioni
Artistiche: il tuo rapporto con il cinema? Quali sono i registi che ami di più?
Alessandro: confesso subito: non sono
un cinefilo, ma posso dire di amare il buon cinema. Nel cinema, come nella
fotografia, prediligo un certo rigore formale e apprezzo la buona
"fotografia".
Per quanto mi riguarda, un film
potrebbe essere girato per intero con la cinepresa fissa. Tra i miei registi
preferiti includo sicuramente Antonioni e Scola. Forse non c'è bisogno di
aggiungere che non amo gli effetti speciali...
Il cinema mi piace vederlo “al cinema”
e trovo una incredibile involuzione che la fruizione delle immagini (non
soltanto dei film, ma anche delle fotografie), avvenga sempre più spesso su
dispositivi di piccole dimensioni, come i cellulari o i tablet. Siamo passati
dal cinemascope ad uno schermo di pochi pollici, da un tempo in cui le foto
10x15 erano considerate poco più che provini, alle foto ridimensionate,
filtrate e compresse su Instagram. Siamo sempre meno esigenti, ma soprattutto
queste modalità di fruizione delle immagini allontanano da una condivisione
vissuta insieme (social) l'esperienza visiva. Una sala cinematografica, una
mostra, sono forme di fruizione interattive e vive, offrono occasioni di
discussione, scambio di opinioni, impongono la condivisione degli spazi e la
giusta distanza di osservazione. Guardare un film con le cuffiette, sullo
schermo di un cellulare, o scorrere le immagini su un cellulare non è la stessa
cosa.
Mobilitazioni
Artistiche: come secondo te sono legati cinema e fotografia?
Alessandro: nonostante il cinema sia,
tecnicamente, un rapido susseguirsi di fotogrammi, tale da generare un idea di
movimento, credo che cinema e fotografia rappresentino due modalità espressive
interconnesse ma anche molto differenti.
Il fattore tempo è forse la chiave
per delineare un distinguo tra queste due arti: un regista ha la possibilità di
raccontare la storia (e di catturare l'attenzione dello spettatore) disponendo
di un lasso di tempo generalmente più lungo di quello racchiuso in una
fotografia (nella quale il tempo è limitato ad una frazione di secondo, al
tempo di scatto). Inoltre lo spettatore di un film è disposto a sedersi e a seguire
il racconto, mentre la fruizione delle immagini fotografiche è, soprattutto oggi,
estremamente superficiale e veloce. Il cinema utilizza un linguaggio più
complesso, fatto di immagini ma anche musiche, dialoghi, effetti speciali,
espedienti narrativi che possono spostare il racconto nel tempo (flashback) e
nello spazio (cambi di scena). Tutto questo la fotografia non può farlo, deve
raccontare la storia in una immagine (o al più in una sequenza di immagini, nel
caso di una mostra o un libro fotografico). La fotografia è necessariamente
legata alla vista e la costruzione dell'immagine deve fornire la giusta chiave
di lettura al fruitore. Ma questo rigore, questa essenzialità, non è detto che
racconti la verità. Esattamente come il cinema.