Come collettivo 100ASA sentiamo la necessità di essere presenti in questo particolare momento in cui fotografia, politica, futuro, tutto sembra appeso ad
un filo, o meglio, tenuto insieme con lo spago.
Come si faceva un tempo con le
valigie, prima di partire per una meta lontana, per una nuova vita. Come facevano i
nostri emigranti, con gli stessi sogni che oggi noi vogliamo respingere,
allontanare. Forse per evitare scomodi parallelismi con il nostro passato, li abbiamo rinominati
“migranti”, privandoli della “e”, privandoli di un punto di partenza (e quindi
di arrivo), intrappolandoli in un viaggiare continuo, ciclico, senza meta. Migranti, come gli uccelli, per i quali, stagione dopo stagione, il viaggio non
finisce mai e nessun cielo è il loro cielo.