domenica 4 maggio 2014

Il digitale e la fotografia "fuori spettro"

Di Alvaro Palma – Associazione 100ASA

Che cos'è tecnicamente una fotografia digitale? è la rappresentazione di ciò che ha inquadrato l'obbiettivo fotografico ed ha raggiunto la superficie del sensore  nello spettro della " luce visibile".
Quello che noi vediamo infatti, non è che una piccola parte dello spettro elettromagnetico della luce, che infatti  si estende ben oltre le nostre capacità visive. L'occhio umano riesce a vedere solo la luce che va dalla lunghezza d'onda del rosso, corrispondente a 750nm, a quella del viola, corrispondente a 400nm. Tutto quello che è al di fuori, resta, per noi, umani,  invisibile. 
Forse non è noto a tutti che, al contrario, non lo è per i moderni sensori fotografici, che godono di uno spettro sensibile più ampio del nostro. Questo ha comportato la necessità di anteporre ai sensori stessi un filtro che potesse fermare quelle frequenze di luce non corrispondenti allo spettro visibile umano. Tutto ciò allo scopo di produrre immagini corrispondenti alla "nostra" realtà visiva.
Se per ragioni creative vogliamo sfruttare la maggiore ampiezza di banda dei sensori, si rende necessario eliminare il filtro “passa alto”. Questa operazione non è delle più agevoli e comporta un rischio concreto di danneggiare la camera.
Eliminando il filtro “passa alto”, la nostra  fotocamera digitale registrerà anche le radiazioni infrarosse e ultraviolette. Se provassimo a fare una foto con la camera così modificata, risulterebbe una foto "quasi" ordinaria, se non per una dominante magenta. Questo perchè la sensibilità dei sensori non è lineare al variare della lunghezza d'onda, ma diminuisce agli estremi. Ciò significa che un sensore possiede la massima capacità di trasformare fotoni in elettroni (valore quantico) quasi sempre nello spettro del verde. Per poter sfruttare in modo completo la sensibilità nell'infrarosso o nell'ultravioletto, dovremo inserire un filtro che faccia passare solo lo spettro di nostro interesse. Un filtro IR-Pass, ad esempio, è un filtro che fa passare soltantola radiazione più lunga di 750nm, mentre un filtro UV-pass fa passare le radiazioni più corte di 400nm.
La mia prima esperienza con la fotografia infrarossa è stata con una Canon 300d, grandiosa reflex digitale, che hoprivato del suo filtro IR-cut, e alla quale ho applicato un filtro IR-pass auto-costruito. Come? Semplicissimo: con due strati di pellicola diapositiva sviluppata, ma non impressionata (pellicola nera) e inserita tra ottica e sensore, all'altezza dell'attacco a baionetta. Con quella configurazione sono riuscito a realizzare buone fotografie, nonostante fossi costretto a mettere a fuoco e inquadrare "al buio". In questo caso, infatti. Il mirino risulta completamente cieco.
Oggi con le moderne camere provviste di live-view o di mirino elettronico, possiamo vedere in tempo reale quella che sarà la fotografia finale. Se qualcuno si volesse cimentare con la modifica di una vecchia reflex o anche di una compatta, in rete può trovare tanto da studiare e aziende specializzate che vendono il necessario per la modifica della camera a prezzi, tutto sommato, contenuti. Si deve tener presente che, molto probabilmente, si perderà la funzionalità dell'autofocus. Questo accade perchè il sistema di autofocus viene tarato considerando lo spessore del filtro, che noi invece avremmo rimosso. Il rimedio a questo inconveniente potrebbe essere la sostituzione del filtro IR-cut con un vetro trasparente fotografico. Questa soluzione, anche se ci fa rinunciare alla possibilità di foto nell'ultravioletto essendo il vetro opaco a tale luce, permette  di proteggere il sensore, che altrimenti, sarebbe direttamente esposto alla polvere e pulirlo è un’operazione delicata.

Con questa mia esperienza spero di aver stuzzicato in voi lettori la curiosità e la voglia di provarci magari dando nuova vita ad una vecchia fotocamera inutilizzata.

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