sabato 22 luglio 2017

"Umido"

Siamo quello che rimane, dopo aver mangiato
Un autoritratto intimo

Lo potete trovare nel numero di Luglio di Clic.hé, Webmagazine di fotografia e realtà visuale


Ci nutriamo come macchine, generazione di bulimici, anoressici, ortoressici.

Facciamo il pieno di micro-nutrienti e macro-elementi, chiamiamo carboidrati spaghetti e maccheroni, riduciamo la verdura a fibre insolubili e polifenoli, la frutta ad antiossidanti e sali minerali.
Classifichiamo il cibo prima di ingerirlo e, coerentemente, differenziamo gli scarti in base alla composizione: l’organico, che chiamiamo umido, lo gettiamo nel secchiello marrone.

Ma per me l’umido sono bucce di pesca e melone che ancora profumano, foglie di insalata croccante, pomodori e gambi di cavolfiore, che raccolgo in un secchio e restituisco alla terra.

Queste foto raccontano il mio umido e sono, anche queste, una forma di auto-ritratto. 


martedì 18 luglio 2017

Il Cisterna Film Festival raddoppia con 

Vote.me, ovvero Fantasmi Elettorali

dal 20 luglio 2017 alle ore 21,30 presso Palazzo Caetani, Cisterna di Latina


In Italia, per anni il panorama politico è rimasto immutato, al punto da indurci a pensare che certi personaggi fossero “immortali”.
Poi, improvvisamente venne Mani Pulite, che aprì una crepa e, pezzo dopo pezzo, l'intonaco venne via, mettendo a nudo il sistema. Sembrava tutto finito, invece la politica reagì immediatamente, cambiando pelle, proponendo volti e partiti nuovi ma rimanendo, nella sostanza, la stessa.
Vote.me vuole rappresentare questo cambio pelle, questa stratificazione, questo processo di continuo adattamento.
Per farlo, ho fotografato i pannelli che vengono montati nelle strade, in occasione di ogni tornata elettorale, prima che venissero nuovamente riutilizzati. I pannelli sono sempre, in gran parte, gli stessi, e portano sulla superficie le tracce delle passate elezioni, gli slogan, le promesse, i volti. Frammenti di occhi e sorrisi ormai sbiaditi che, nonostante tutto, sopravvivono a se stessi e continuano a cercarci.
La sovrapposizione forzata e casuale rielabora e mescola suggestioni lontane, elezioni politiche nazionali, elezioni comunali, referendum e genera “volti nuovi”. Fantasmi elettorali, che riappaiono in un collage temporale, stratificati come reperti di epoche lontane.

Questo è, in fondo, un progetto di archeologia politica che, senza bisogno di scavare, porta alla luce volti e confonde le identità, in un gioco di rimandi e non detti e che rappresenta sorprendentemente bene l'attuale momento politico, caratterizzato da improvvisazione, opportunismo e un populismo guidato da personalità senza volto. 


Il progetto "Made in Germany - US Zone"
in mostra al Cisterna Film Festival

Inaugurazione giovedì 20 luglio ore 21,30 
Palazzo Caetani - Cisterna di Latina


Franka is back Home

  
Sono convinto che la luce che passa attraverso le lenti dell’obiettivo  lasci una traccia, una memoria, e che le fotocamere portino con sé i volti, i paesaggi, le storie di cui sono state testimoni. Per questo, con la mia Franka Solida III (Made in Germany US-Zone, come si legge sul dorso) siamo tornati a Berlino, perché potesse rivedere i luoghi in cui è nata e rivivere i ricordi di un tempo diverso, diviso.

Pochi scatti, essenziali, preziosi, come potevano esserlo negli anni ’60 o ’70 del Secolo Scorso, quello “breve”. Un viaggio nella memoria, nella storia e nel presente. Perché la Franka (classe di ferro e vetro 1954), è viva, e continua a guardare il mondo con il suo cuore morbido, ai Sali d’Argento.
Tutti gli scatti sono stati realizzati su un unico rullo da 12 pose.

Fotocamera: Franka Solida III
Pellicola: Kodak TMAX 400 120mm
Stampa su carta baritata: Giancarlo Vaiarelli 

giovedì 13 luglio 2017

Genesi di una fotografia

Una fotografia analogica in bianco e nero ed una diapositiva rielaborata dal tempo si incontrano per dar vita al manifesto della terza edizione del 

Cisterna Film Festival!



Ecco il testo integrale dell'intervista rilasciata a Mobilitazioni Artistiche


Mobilitazioni Artistiche: puoi parlarci di questa foto?

Questa foto nasce da un ritrovamento: la scorsa estate stavo liberando un magazzino ed in una vecchia valigia (lo so, sembra un film...) ho ritrovato delle scatole di diapositive. Le ho aperte incuriosito ma purtroppo erano irrimediabilmente rovinate, non più leggibili, completamente corrose dall'umidità, dagli sbalzi di temperatura e dal tempo. Si trattava di un set di diapositive di mio padre, probabilmente utilizzate per un congresso scientifico sul carcinoma della mammella. Guardandole con attenzione ad una ad una mi sono accorto che alcune di queste diapositive non contenevano più immagini di malattia e corpi martoriati, dati di sopravvivenza e tecniche chirurgiche, ma erano diventate altro, si erano trasformate in colori e forme vibranti. Avevano deciso di cambiare significato e adesso, a trenta anni di distanza, non raccontavano più il dolore, bensì la bellezza e la vita.
Ma non mi bastava, e così per completare la rinascita ho sovrapposto quelle diapositive a delle immagini scattate più di recente, su pellicola in bianco e nero. La foto selezionata per il manifesto del Cisterna Film Festival è una di quelle immagini rinate.


Mobilitazioni Artistiche: chi è il soggetto ritratto?

Alessandro: non ha importanza, ora quella fotografia è un manifesto e mi piace pensare che quella figura, sommersa di colori, possa vivere di vita propria, come immagine e non come il ritratto di una persona specifica.

Mobilitazioni Artistiche: come hai iniziato a fotografare e quali sono i tuoi soggetti preferiti?

Alessandro: ho iniziato presto, alle scuole medie, dove frequentai un corso di camera oscura e da allora non ho più smesso di fotografare e stampare le mie fotografie. Ricordo che prime le scattai nell'ambulatorio di mio padre, il negativo lo sviluppò Pietro Rolletti, il mio maestro. Il bianco è nero allora era una scelta quasi obbligata, ma anche dopo l'avvento del digitale (che pure apprezzo e utilizzo), ho continuato a vedere e scattare in bianco e nero. Lo ritengo un linguaggio universale e "fisiologico" e non soltanto una scelta tecnica o stilistica.
Tra i miei generi preferiti c'è sicuramente il ritratto, ma trovare soggetti da fotografare, soprattutto all'inizio, non era facile, così iniziai ad esplorare il mondo dell'auto-ritratto, che non ho più abbandonato. Un tema affascinante, ben altro rispetto al "selfie", e forse non è noto a tutti che in Italia, a Senigallia, c'è un museo (il MUSINF) con una sezione dedicata all'autoritratto fotografico (dove sono conservate due mie fotografie).
Legato al tema dell'auto-ritratto, sento molto vicino alla mia ricerca personale il tema dell'identità e della rappresentazione consapevole di sè. Un tema particolarmente importante, nell'era dei social, a cui sto lavorando da qualche anno. "Be a Muse", la mostra realizzata con i ragazzi de "Il Ponte", fa parte di questa progettualità.


Mobilitazioni Artistiche: il tuo rapporto con il cinema? Quali sono i registi che ami di più?

Alessandro: confesso subito: non sono un cinefilo, ma posso dire di amare il buon cinema. Nel cinema, come nella fotografia, prediligo un certo rigore formale e apprezzo la buona "fotografia".
Per quanto mi riguarda, un film potrebbe essere girato per intero con la cinepresa fissa. Tra i miei registi preferiti includo sicuramente Antonioni e Scola. Forse non c'è bisogno di aggiungere che non amo gli effetti speciali...
Il cinema mi piace vederlo “al cinema” e trovo una incredibile involuzione che la fruizione delle immagini (non soltanto dei film, ma anche delle fotografie), avvenga sempre più spesso su dispositivi di piccole dimensioni, come i cellulari o i tablet. Siamo passati dal cinemascope ad uno schermo di pochi pollici, da un tempo in cui le foto 10x15 erano considerate poco più che provini, alle foto ridimensionate, filtrate e compresse su Instagram. Siamo sempre meno esigenti, ma soprattutto queste modalità di fruizione delle immagini allontanano da una condivisione vissuta insieme (social) l'esperienza visiva. Una sala cinematografica, una mostra, sono forme di fruizione interattive e vive, offrono occasioni di discussione, scambio di opinioni, impongono la condivisione degli spazi e la giusta distanza di osservazione. Guardare un film con le cuffiette, sullo schermo di un cellulare, o scorrere le immagini su un cellulare non è la stessa cosa.

Mobilitazioni Artistiche: come secondo te sono legati cinema e fotografia?

Alessandro: nonostante il cinema sia, tecnicamente, un rapido susseguirsi di fotogrammi, tale da generare un idea di movimento, credo che cinema e fotografia rappresentino due modalità espressive interconnesse ma anche molto differenti.
Il fattore tempo è forse la chiave per delineare un distinguo tra queste due arti: un regista ha la possibilità di raccontare la storia (e di catturare l'attenzione dello spettatore) disponendo di un lasso di tempo generalmente più lungo di quello racchiuso in una fotografia (nella quale il tempo è limitato ad una frazione di secondo, al tempo di scatto). Inoltre lo spettatore di un film è disposto a sedersi e a seguire il racconto, mentre la fruizione delle immagini fotografiche è, soprattutto oggi, estremamente superficiale e veloce. Il cinema utilizza un linguaggio più complesso, fatto di immagini ma anche musiche, dialoghi, effetti speciali, espedienti narrativi che possono spostare il racconto nel tempo (flashback) e nello spazio (cambi di scena). Tutto questo la fotografia non può farlo, deve raccontare la storia in una immagine (o al più in una sequenza di immagini, nel caso di una mostra o un libro fotografico). La fotografia è necessariamente legata alla vista e la costruzione dell'immagine deve fornire la giusta chiave di lettura al fruitore. Ma questo rigore, questa essenzialità, non è detto che racconti la verità. Esattamente come il cinema.