venerdì 25 dicembre 2020

 Buone Feste


L'infido morbo venuto da Oriente
ad ogni ondata si fa più fetente

Dopo un'estate passata in panciolle
è tornato alla carica in si bemolle

Per far più ardua la tenzone
si è regalato una mutazione

La "variante Inglese" è stata chiamata
la nuova proteina da tutti studiata

La PCR l'ha svelata
il morbo ha avuto una bella trovata:

pensando di fare cosa lieta
adesso ha la coda, come una cometa
 

sabato 12 dicembre 2020

 

La creatività non va in lockdown


La pandemia sta modificando, forse irreversibilmente, consuetudini e regole della vita sociale, sta trasformando il mondo del lavoro, sta scuotendo l’economia.

La fotografia è stata il medium che ha mostrato, con più efficacia di altri, quello che stava succedendo, intessendo un racconto collettivo ed individuale senza precedenti. Non era scontato che fosse così.

Il video, al contrario, è stato utilizzato soprattutto come strumento di condivisione e comunicazione, ma non è stato capace di raccontare il quotidiano con altrettanta efficacia della fotografia, forse perché sopraffatto da un rumore di fondo di parole e messaggi contraddittori, concitati e confusi.

Il rumore bianco della comunicazione nell’era dei social.

In questo contesto, in pieno lockdown, incontrarsi era impossibile, figuriamoci realizzare ritratti in studio ed allora, da un giorno all’altro, abbiamo imparato a lavorare su Teams, a organizzare meeting su Zoom, seguire dirette su Instagram e…a fotografare a distanza.

Il “remote shooting” è diventato immediatamente popolare e ci ha permesso di realizzare vere e proprie sessioni fotografiche a distanza, usando fotocamere ed etiche professionali, generando modalità di lavoro completamente nuove. Al soggetto, ad esempio, è stata affidato l’allestimento del set e dell’attrezzatura fotografica, mentre la fotocamera poteva essere impostata e controllata a distanza dal fotografo, attraverso le comuni piattaforme di condivisione.

Scattare in remoto ha reso evidente la centralità e co-autorialità del soggetto fotografato nel processo creativo cosa che, in condizioni di normalità, tende a passare in secondo piano.

 

Lo shooting da cui è tratta questa immagine è stato realizzato in remoto, attraverso la piattaforma Zoom con una fotocamera Sony a7. Modella: @eva_lunia

martedì 9 giugno 2020

La forza di una fotografia

Il racconto della Signora Celia

La Signora Celia  è la mamma di Alessandra, mia compagna di scuola al liceo. La signora Celia, quando nel 1943 gli Alleati sbarcarono in Sicilia, era una bambina. Alcun giorni fa, ha deciso di raccontare alcuni episodi di quel tempo, perché ci ricordassimo di quanto la guerra, ogni guerra, sia terribile ed ingiusta. Alessandra ha postato quella bella intervista su Facebook. 
Tra le altre cose, la Signora Celia racconta questo episodio, che ancora oggi la fa commuovere:
“Avevano preso un Tedesco, lo avevano attorniato e lo volevano ammazzare. Perchè era tedesco.
Spaventato, lui fece per aprirsi la blusa ed in quel momento gli cadde il portafogli a terra. Ne vennero fuori due fotografie, su cui erano ritratte una donna con dei bambini 
Guardandole lui disse: “Meine Familie, meine Frau”.
Quelli che lo stavano per uccidere, dopo un attimo di esitazione, si allontanarono.
Quelle foto hanno salvato una vita, perché attraverso di loro è stato visto come un Uomo, mentre prima era un nemico”.

La fotografia è un oggetto strano, dal significato cangiante, eppure è un linguaggio universale e potente. Quelle due fotografie sono riuscite a fare quello che gli occhi terrorizzati di quel tedesco, le sue lacrime, la sua paura, la sua presenza e fisicità, non erano riuscite a fare: togliere il velo dell’odio dallo sguardo dei suoi carnefici e mostrarglielo per quello che era: un uomo.
Oggi, 10 giugno 2020, ricorre l’ottantesimo anniversario dall’entrata in guerra dell’Italia. 
Mio nonno Altiero, disperso in mare di fronte alle coste di Durazzo il 28 giugno 1940, non ebbe mai la possibilità di vedere sua figlia, perché morì lasciando la moglie in attesa di una bambina che, crescendo, lo ha conosciuto attraverso le parole e le immagini, che le hanno restituito uno sguardo senza fine.

Nella foto: il nonno Altiero in procinto di partire per la guerra, che non fece mai.

venerdì 13 marzo 2020

Sorridere



E’ uscito ieri, ed è ora qui sulla mia scrivania, il libro di Michele Smargiassi Sorridere. La fotografia comica e quella ridicola”, edito da Contrasto.

Come collettivo 100ASA abbiamo sempre creduto che la fotografia sia uno strumento espressivo estremamente ironico. 

Le nostre serie "Choosy" mettono in scena, ormai da anni, una rappresentazione ironica ed al contempo amara sulla realtà che stiamo vivendo.
L’attenzione al territorio è un altro aspetto cruciale nel percorso di ricerca del collettivo 100ASA, i cui scatti sono realizzati utilizzando scenari ed elementi reali. Il  linguaggio ironico e diretto da noi scelto è volto ad enfatizzare i contrasti che la crisi globale ha prodotto, causando un impoverimento non soltanto economico, ma culturale e politico. 

Oggi, di fronte alla pandemia da Coronavirus, la debolezza del nostro sistema e la precarietà delle nostre vite (sociali, lavorative, familiari…) è quanto mai evidente.

Con piacere, in questi giorni sospesi, vi consigliamo quindi la lettura dell’ultimo lavoro di Michele Smargiassi, perché siamo anche noi convinti che “la fotografia è una mosca con grandi occhi. Un tafano. Che guarda e punge”.

Michele Smargiassi è un noto giornalista e si occupa di fotografia e cultura visuale. Cura il blog “Fotocrazia” su La Repubblica.

Se vi va, visitate il sito www.alessandrocomandiniphoto.it dove troverete alcune storie "very Choosy"!


sabato 7 marzo 2020

The Watcher vs Coronavirus: epilogo

Questa prima serie di strisce si conclude qui, con la "cattura" di un esemplare autoctono di coronavirus. 
(http://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2020/02/27/coronavirus-isolato-il-ceppo-italiano_fc17d18c-80d4-435e-b78a-ee4b614b099b.html )

Una notizia fondamentale per comprenderne la diffusione e per sviluppare un vaccino.

Ma il nostro eroe sa che... non è finita qui! 

domenica 1 marzo 2020

The Watcher vs Coronavirus

Il Coronavirus ci sta insegnando molte cose, prima tra tutte la forza dirompente delle parole. 

Le parole, alimentando paure ancestrali in un mondo tanto connesso quanto insicuro ed instabile, hanno fatto quello che neppure il terrorismo, le guerre e le mafie erano riuscite mai a fare: fermare il mondo.

Per sdrammatizzare un pò, insieme al mio alter-ego The Watcher, ho pensato ad una piccola serie di strisce, che mi piacerebbe pubblicare a puntate, come si faceva una volta.

Riuscirà il nostro eroe, la sentinella dei nostri confini, il guardiano della nostra salute, a fermare l'infido invasore? 




mercoledì 8 gennaio 2020

Portrait


Il ritratto fotografico è uno strumento di comprensione, degli altri e di se stessi.

Il ritratto è sempre un atto consapevole, il risultato di un esplicito rapporto di fiducia e condivisione tra il fotografo ed il soggetto fotografato. 
Non è una foto rubata.
L'immagine che ne scaturisce è il risultato di una mediazione, di un dialogo tra lo sguardo del fotografo e quello del soggetto.
Un ritratto ha bisogno di tempo per maturare un proprio sguardo sul mondo ed iniziare, a sua volta, a raccontare, a raccontarsi.

Oana, gennaio 2020