sabato 7 giugno 2014

"La Crisi" in mostra a Cisterna

Questa è la vostra prima esposizione come Associazione 100ASA e come collettivo di autori. E’ corretto?

Si, è proprio così. L’associazione 100ASA è nata da poco più di un anno dalla comune volontà di promuovere la cultura fotografica sul territorio. 100ASA nasce con una forte connotazione “sociale”. 
La fotografia, come altre forme di espressione artistica, è comunemente intesa come atto creativo del singolo, come qualche cosa di assolutamente personale. Per noi è stato invece naturale ritrovarci a lavorare in gruppo, come collettivo. Chi scatta la foto e chi la interpreta, chi la pensa e chi la realizza per noi è secondario, perché il processo creativo è condiviso in ogni fase.

E’ così che è nata questa serie di fotografie che oggi esponete a Cisterna?
Nel metodo si, ma la verità è che questa serie, “La Crisi”, ha un’origine clonale, ovvero nasce da una singola fotografia che abbiamo scattato il 26 agosto 2012 proprio a Cisterna. Da quella fotografia è poi originato tutto il lavoro, di cui qui presentiamo soltanto una piccola parte.

Vi ricordate perfino la data?
Si, perché era S. Alessandro, faceva un caldo boia e passando nell’area Ex Nalco vedemmo una splendida poltrona abbandonata vicino ai contenitori per i rifiuti e, lì a fianco, un panettone. Un panettone il 26 agosto! Venti minuti dopo eravamo sul posto, a mettere in scena la nostra performance sotto gli occhi esterrefatti dei clienti di un vicino supermercato. Questo è come intendiamo noi la stage photography.
Quella foto ha poi vinto il primo premio ad un concorso fotografico a Firenze ed è stata pubblicata sulla rivista “Riot Van”.

Quale messaggio volete lanciare con questo lavoro?
Non lanciamo messaggi, ci mancherebbe. Il nostro scopo è semplicemente quello di indurre a fermarsi e riflettere, con ironia, sulla realtà che stiamo vivendo.  Avvalendoci di scenari urbani abbiamo cercato di mettere in risalto i contrasti che l’attuale crisi globale sta generando, usando un linguaggio al limite del grottesco. Ma forse, riguardando le foto esposte, quei limiti li abbiamo superati.

Quanto è importante per voi esporre qui a Cisterna?
E’ molto importante. L’attenzione per il territorio è un aspetto cruciale nel  nostro percorso di ricerca: il set delle nostre foto-performance è sempre, assolutamente reale. L’utilizzo del territorio come palcoscenico ci serve a rafforzare il messaggio sociale. Non esageriamo col rivendicare che con questo lavoro abbiamo riscritto le regole della stage photography.

Ma voi, come singoli autori, da quali esperienze venite?
Tutti e tre abbiamo iniziato a fotografare quando eravamo poco più che ragazzini. La fotografia digitale ancora non esisteva (siamo vecchi, anche se non si vede!) e ci ingegnavamo anche a stampare le nostre fotografie. Proprio per avere il controllo di tutte le fasi di creative, lavoravamo prevalentemente in bianco e nero. In camera oscura abbiamo passato tante, tante ore. Dobbiamo molto all’esperienza e ai consigli di Pietro Rolletti. 
Dal nostro passato nasce il nostro attuale interesse nella riscoperta delle vecchie fotocamere analogiche, delle quali stiamo esplorando le potenzialità narrative, sia nel piccolo che nel medio formato. Stiamo usando molto anche la Polaroid (vedi il lavoro di Alessandro pubblicato di recente sulla rivista spagnola online “Anormalmag”, ndr).

Prossimi progetti?
Stiamo lavorando molto sulla mobile photography, della quale stiamo esplorando le potenzialità narrative e divulgative. La fotografia, con gli smartphone, ha assunto un’anima social, e noi di 100ASA non potevamo ignorarlo. Vi preannunciamo che lanceremo presto dei corsi di mobile photography.

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